I 3 livelli del riciclo. Scopri qual è il tuo!

Fortunatamente negli ultimi tempi sono tante le iniziative di riciclo che divampano in tutta Italia. Negozi, spazi condivisi, siti di scambi, mercati alternativi, associazioni, Ecovillaggi, dove il riciclo e il riuso si colorano di arte e solidarietà.

Però certe volte mi sembra che ci sia un atteggiamento ancora un po’ troppo paternalistico

Progetti anacronistici che nascono per “raccogliere dai ricchi e dare ai poveri” e travisano il concetto stesso di riciclo.

(Oltre che copiare spudoratamente Robin Hood 😛  )

Insomma, non è più l’epoca delle “dame della carità” che organizzavano gran galà di beneficenza o che raccoglievano la “roba usata per i bisognosi”, cosa che può certo essere già un passo avanti, ma solo – appunto – il primo gradino di una nuova e necessaria presa di coscienza su cosa significhi davvero riciclare, riparare e riusare.

Riciclare altrimenti diventa un altro tentacolo del consumismo…

Un’altra scusa per passare dalla logica dell’usa e getta, che sta devastando il nostro Pianeta, a quella dell’usa e… ricicla.

E – in sostanza – per non cambiare niente! 🙁

A ben vedere potremmo, ad oggi, individuare 3 livelli di riciclo. 

1) C’è un primo livello paternalistico del riciclo…

“Non butto perché può servire a qualcuno” (e io che mi considero ricco – o quanto meno non povero – mi compro le cose nuove, e le compro anche più volentieri dato che regalando agli altri quello che non mi serve più, mi sento con la coscienza a posto…) 

Sono persone che sono attente allo status, alla moda e alle tendenze, non comprano volentieri qualcosa di usato per loro stesse, ma hanno trovato un modo alternativo per buttare i loro scarti. Ben vengano allora tutti i posti dove poter donare oggetti a vantaggio di senzatetto, rifugiati, persone meno abbienti. Si dona e si va via, senza poi troppo coinvolgimento.

Lo sappiamo, speso è più facile donare che accettare un dono: in questo modo il nostro Ego è al comando. Parafrasando Paul Watzlawick, e unendoci un po’ di Psicologia Transazionale, il riciclo paternalistico permette di restare in Posizione one-UP, si tratta di adulti che gestiscono la situazione: “compro e regalo ma non prendo niente in cambio“. Accettando qualche cosa siamo viceversa più deboli, esposti e vulnerabili, come dei bambini che attendono i doni da Babbo Natale…

Non mi fraintendere, anche solo donare (e non buttare) è ottimo, per carità – appunto! 😀 – ma si tratta di un’occasione mancata per evolversi e superare vecchi cliché.

A questa prima categoria di riciclosi paternalistici appartengono anche tutte le persone che “giocano” con i materiali riciclati e livello artistico ma che non sono consapevoli dei motivi per cui si dovrebbe riutilizzare, riciclare, risparmiare nuove risorse.

Infatti un certo tipo di “riciclo creativo trendy” fatto con materiali inquinanti e assolutamente non necessari che talvolta si consumano appositamente o addirittura si comprano per dare modo all’estro artistico di esprimersi, certe volte inquina di più. 🙁 Da chiamare arte, se il risultato davvero lo consente, ma forse non necessariamente riciclo

Anche se – diciamocelo – “riciclo” è una parola che fa figo perché sta diventando alla moda… (Qui ci vorrebbe tutto uno sproloquio sul Greenwashing e sui prodotti venduti come ecologici, ma non preoccuparti, per questa volta passo! 😉 )

2) C’è un secondo livello utilitaristico del riciclo…

“Riciclo perché non ho molti soldi”. Una scelta intelligente, certamente, però – purtroppo – collegata a un pensiero di scarsità: io che devo stare attento per arrivare a fine mese, in questo momento di paventata “crisi“, accetto di riutilizzare degli oggetti in buone condizioni, li modifico e li uso. Però se solo avessi i soldi mi comprerei tutto nuovo… 🙁

Si tratta di persone che talvolta accettano un compromesso ma che non sono contente più di tanto di questa situazione perché sentono che stanno rinunciando a qualche cosa. E quando possibile, ben vengano le “cineserie“, perché comprando, anche a poco prezzo, ci si sente al comando. 🙁

La domanda da porsi per individuare il riciclo utilitaristico è: “potendo – e nel caso le mie sorti economiche cambino – inizierei a comprare tutto firmato e… nuovo di zecca?”

Sempre per citare Watzlawick, sono persone in Posizione one-DOWN, si sentono manchevoli, si vergognano delle loro ristrettezze economiche e – a causa di una sorta di pudore sociale, le vivono in solitudine (o con un gruppo ristretto di amici nelle stesse condizioni) ma non amano pubblicizzare la cosa…

Insomma si ricicla per risparmiare, si ricicla per se stessi non per gli altri, né tanto meno per un ideale realmente sentito. Manca il valore del “bene comune”: ridurre lo spreco delle risorse, inquinare di meno, preservare il pianeta per le generazioni future.

Anche tra i riciclosi utilitaristici c’è una categoria che potremmo definire “artistica”: persone ingegnose, con una buona dose di creatività e con “le mani d’oro”, che rimettono a modello, rinnovano, sistemano e danno nuova vita agli oggetti.

Ottimo, certamente, ma forse ancora con poco idealismo, poca gioia e poca consapevolezza. Prima fra tutti manca la consapevolezza di avere un’arte tra le mani e la possibilità di vivere e guadagnare grazie a quella arte. Ma se si vive nella scarsità, senza dare valore a se stessi e ai propri talenti, non si riesce neanche a monetizzarli perché si finisce per pensare che nessuno voglia quello che noi per primi non si desidera.

E anche qualora si finisca a fare mercatini, mostre, fiere… C’è il rischio che gli altri percepiscono il bisogno e non vengano attratti da quel tipo di oggetti artistici. E’ il classico serpente che si morde la coda. 

E pensare che con un pizzico di gioia in più farebbero faville (altro che Desigual!) 😉

Eccoci giunti all’ultimo livello del riciclo…

3) C’è un terzo livello decrescitoso del riciclo…

“riciclo perché è una scelta intelligente ed ecologica anche per me”. Una scelta davvero consapevole che nasce dalla conoscenza, dall’informazione, dall’apprendimento che apre gli occhi sulla realtà delle cose.

Se un oggetto mi serve e posso trovarlo nei circuiti alternativi, lo cerco lì, non sprecando risorse naturali, evitando che merci ancora utili finiscano in discarica, donando e prendendo e quindi smuovendo energia solidale…  😀

Sono persone che hanno capito che si deve puntare ai beni e non alle merci, che il vero valore degli oggetti è il loro valore di uso e non le esigenze semantiche indotte dalle pubblicità, che non cadono nell’inganno dell’obsolescenza percepita, che non passano la vita a lavorare per spendere.

Così come insegna Josè Mujica “il più povero è colui che ha bisogno di tanto per vivere”, risparmiare risorse e non desiderare in continuazione oggetti nuovi significa tempo di lavoro risparmiato e libertà guadagnata. Per dedicarsi a tutto ciò che ha più valore nella vita e – guarda caso – raramente si può comprare. 8)

riciclosi decrescitosi sono persone felicissime quando riescono a scovare (comprare o scambiare) un bell’oggetto usato… usato di zecca! E lo fanno vedere a tutti, con orgoglio e un pizzico di infantile soddisfazione.  😉

Per concludere il paragone con le posizioni one-UP – one-DOWN di Watzlawick, sono persone in posizione PARITARIA, e questo permette loro di mantenere dei rapporti equilibrati con gli altri: scambi, baratti, acquisti, regali. Senza troppe “pippe mentali” non sentendosi poveri ma intelligenti ed ecologici. Parola d’ordine: limitare la propria Impronta Ecologica. Al servizio del Pianeta.

Anche qui impazzano senza freni le realizzazioni creative riciclose, ma con un occhio anche all’origine dei materiali che siano lavorati il meno possibile e con prodotti naturali. Per chi padroneggia la Teoria dei Colori Mentali (Vd. “Di che Colore sei?“), questo è il regno dei “Gialli”, ideologia, creatività ed originalità al cubo!

Inoltre frequentare circuiti alternativi, Centrali Dai e prendi, Mercatini dell’usato, Bar delle riparazioni, Banche del Tempo, Gruppi di acquisto solidali, Negozi sfusi, Orti e Fattorie didattiche, permette di vivere in Comunità con valori condivisi, i cui membri sono realmente soddisfatti e orgogliosi delle loro scelte di Downshifting, Transizione e Decrescita.

Perché – lo dico sempre – se “comprare equivale a votare“, grazie a scelte quotidiane più sostenibili si può contribuire davvero a cambiare le cose, dimostrando con i fatti che desideriamo proteggere la nostre famiglie, tutti gli esseri viventi, l’ambiente, Madre Terra, per assicurare un futuro più equo e sano per tutti.

Insomma, se con uno scatto di consapevolezza in più si può riciclare, sentendosi sia generosi, sia “diversamente ricchi” che felici, perché non provare a farlo? 😉

Eccoli qui i 3 livelli del riciclo.

Ovviamente si tratta di una generalizzazione, c’è chi può ritrovarsi in tutti e 3 i livelli per cose distinte: divertirsi ad esempio a girare per mercatini dell’usato per abiti e mobiletti da sistemare, ma poi volere a tutti costi lo smartphone nuovo perché fa status etc… Però in linea di massima, il discorso sembra reggere.

Un’ultima cosa… Anzi due.

Da notare che chi si trova principalmente nei primi 2 livelli del riciclo, è solitamente ancora immerso nel gioco (anzi del giogodel mercato.

La crescita infinita, il PIL (Prodotto Interno Lordo) che deve aumentare, l’oggetto all’ultima moda come lo stilista o il designer di turno comandano, il giocattolo elettronico con quel nuovo applicativo che lo rende imprescindibile…

In realtà, coloro che sono al livello 1 o 2 del riciclo, non sono né ricchi né poveri, perché la ricchezza non è quanto si riesce a spendere in un mese, il tenore di vita, lo stile di vita, ma le risorse che si hanno nella propria vita.

E conosco molti ricchi che sono poveri e non lo sanno, e molti poveri che sono ricchi, e neanche loro lo sanno… E’ ora di diventare Diversamente Ricchi, smettendo di cedere alle pressioni sociali di regole insensate.

Sta di fatto che spesso sia i riciclosi paternalistici che i riciclosi utilitaristici, chi più e chi meno, sono attenti a quello che pensano gli altri, schiavi del giudizio, attenti a salvare le apparenze, per mantenere alto lo status del ricco e il timore di fare la figura del povero.

In poche parole sono schiavi perché hanno paura degli altri.

Si tratta di un bel “pendolone” per dirla alla Vadim Zeland, il Pendolo della ricchezza/povertà, il Pendolo del nuovo/usato, il Pendolo della Beneficenza donata/accettata…

E dato che un Pendolo per oscillare deve aver Fan e Controfan

Non c’è 1° livello senza 2°. 

Mentre il 3° livello del riciclo è autosufficiente.

In poche parole più libero.

riciclosi decrescitosi non collegano il riciclo alla povertà, bensì all’Amore con la A maiuscola, all’attivismo, sintonizzandosi su di un comportamento più civile, rispettoso, etico, equo e solidale. Sintomo di vero progresso, FIL (Felicità Interna Lorda) e non PIL.

In poche parole sono liberi perché amano gli altri.

Gran bella parola la Libertà, vero? 😉

Grazie per avermi letto fin qui!

Mi farà piacere sapere che ne pensi se trovi il tempo per lasciarmi un tuo commento qui sotto…

Nel frattempo, ti auguro un entusiasmante livello di riciclo, tanta Libertà, e, come sempre, Pace e Amore!

🙂

Viviana Taccione

PS1:

Quasi dimenticavo… Ho scritto un piccolo Ebook che si chiama “100 Cose che non vorrai più buttare” lo trovi in REGALO cliccando qui! 😉

PS2:

Ho evitato di parlare del riciclo “tradizionale”, cioè del conferimento di plastica, alluminio, carta e umido nei relativi contenitori in base agli auspicabili regolamenti comunali. E’ ovvio che si debba riciclare tutto il possibile
Lo vogliamo chiamare “livello zero” del riciclo? 😉
Ma riciclare non è una scusa per comprare perché “tanto è riciclabile….
Il fatto che un prodotto sia riciclabile non deve essere un incentivo all’acquisto, semmai il contrario: non si dovrebbe comprare un prodotto che NON sia riciclabile.
Ricordiamo che riciclabile non significa automaticamente né “ecologico“, né “etico” né “sano” come in molti vogliono farci credere! Le lattine di bibite gassate antiruggine piene di zuccheri e conservanti sono riciclabili… E’ allora? E’ un motivo per comprarle?  😉

PS3:

E’ vero avevo promesso di non sproloquiare sul Greenwashing, ma è solo un PS e ci stava tutto! Fammi sapere che ne pensi!!! 😀

PS4: Questo articolo è stato pubblicato anche sul sito I FEEL GOOD. Se vuoi lasciarmi un messaggio puoi farlo, cliccando qui.